Esposizione grafica di alcuni bozzetti per
eventuali sculture i cui temi restano nell'ambito di una continua ricerca formale
Testo di Miranda Alberti
Estate 1976 "Centro Artistico
Argentano" Argenta (Ferrara).
La cultura e l'arte hanno bisogno di tempo, ed è con questa apparentemente innocua scusa
che i ricchi, quelli che tempo ne hanno perché non debbono lavorare, se ne sono arrogati
la gestione fino a considerarla una loro facoltà naturale, eterna.
Quando i filosofi marxisti rivendicarono anche ai lavoratori il diritto a partecipare a
questa forma di manifestazione dello spirito umano, si rendevano conto di non fare una
semplice affermazione formale, ma di operare uno sconvolgimento radicale. Appropriarsi
della cultura significava togliere una gran parte del potere effettivo dalle classe
dominante.
Ma l'arte e la cultura hanno veramente bisogno di tempo, di questo non c'è dubbio. E si
è lottato perché si riducesse l'orario di lavoro, in modo che ogni lavoratore avesse un
pò di tempo per leggere, partecipare alla vita culturale del paese.
Ma il potere politico ha paura di questo tempo libero del lavoratore, esso si rende conto
che l'operaio, impadronitosi facilmente del linguaggio culturale, riesce a penetrare,
svelandole, le mistificazioni sociali ed economiche della società borghese.
Si è pensato bene, quindi, di riempire questo tempo libero con mezzi che diffondono falsa
cultura o con varie distrazioni, integrando il tutto con una scuola che sempre meno
fornisce cultura e che sempre più svela il suo carattere di condizionamento ideologico.
Certo che tutti questi discorsi non costituiscono una novità, soprattutto per chi come
noi, vive nel mondo fittizio dell'Università, circondato da intellettuali che si sentono
di avere già bruciato tutte le tappe delle trasformazioni sociali per il solo fatto di
averle lette sui libri.
D'un tratto scopri che c'è ancora chi legge fotoromanzi o fumetti odiosi, che guarda
programmi televisivi che sono un insulto all'intelligenza, chi va al cinema senza nessun
criterio di scelta. Quindi parli, consigli, capisci che occorre fornire alternative
mediante centri culturali democratici i quali devono costituire il tramite fra lavoratore
e la cultura.
E forse non è nemmeno il caso di stare tanto a sottilizzare su come deve essere questa
cultura se alternativa o borghese, se classica o avanguardista; a me sembra sufficiente,
per ora, operare questi collegamenti, dare degli strumenti critici, utili per la
sopravvivenza intellettuale di tutti noi.
Ma il tempo è poco ugualmente, e questo lo sanno soprattutto le donne, che nei centri
culturali figurano ben poco, coinvolte come sono nella spirale del lavoro domestico.
E mentre altrove ci si dà un gran daffare a parlare di recupero della creatività
femminile, di liberazione della donna, nei paesi ritrovi la desolante realtà di un mondo
femminile esiliato dall'attività culturale e che, di conseguenza continua a perpetuare
schemi di comportamento e di pensiero ormai abbondantemente superati dalla realtà
effettiva.
Non avere agganci con la cultura significa lasciarsi superare dalla storia, dalla realtà:
equivale quindi a un "non vivere".
Ed è perché siamo sinceramente convinti di questo che Ivano ed io pur lottando con il
tempo, intendiamo proseguire le nostre ricerche e i nostri studi, ognuno nel suo ambito,
magari aiutandoci, ogni volta criticando i modesti risultati raggiunti, ma decisi a non
rinunciare e ad incoraggiare tutti quei lavoratori che sentono le nostre stesse esigenze.
Impruneta - giugno 1976
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