Sculture e disegni di Ivano Vitali dal 2 al 30 luglio 1975
Ivano si è organizzato uno studio in una stalla
abbandonata che si trova sulle colline dell'Impruneta presso Firenze. I materiali che egli
usa sono molto poveri: o scolpisce pietre che trova nella campagna intorno, o lavora con
cemento, gesso, creta, ecc.
La povertà dei materiali e le loro caratteristiche costituiscono un limite alla sua
fantasia e alla sua voglia di cercare nuove soluzioni formali, ma in un certo senso lo
aiutano ad allontanarsi da quel processo commerciale che dalla nascita del capitalismo ha
invaso il campo dell'arte sacrificando ciò che di apprezzabile esiste nel prodotto
artistico, cioè la libera espressione dell'uomo, a favore delle esigenze del mercato.
La coscienza chiara di non volersi mai sottoporre a questo ricatto, perché di ricatto si
tratta quando interviene la necessità di mantenersi, si è maturata durante lunghe
discussioni con amici e durante dibattiti pubblici.
Punto di partenza e di arrivo di tali discussioni erano costituiti dall'analisi della
realtà sociale, politica ed economica in cui viviamo poiché da questa mai si può
prescindere quando si prende in esame la cultura; e dopo aver individuato i punti centrali
della questione ci siamo posti il problema del superamento di questi ostacoli.
A questo punto il "Centro Artistico Argentano" così strutturato si è
presentato a noi come un mezzo alternativo, in senso concreto, a quel meccanismo
alienante che noi avevamo criticato.
Con esso si dava la possibilità di mettere in comunicazione il produttore di tali opere
con le masse (soprattutto con le masse lavoratrici perché a loro deve indirizzarsi la
cultura), senza che la mediazione commerciale rendesse falso e sbagliato il rapporto.
Se il mezzo è giusto non è detto che sia sufficiente; la comunicazione è ostacolata dal
fatto oggettivo che le masse non hanno i mezzi per intervenire in modo cosciente ed attivo
in questo rapporto.
Basta pensare alla conquista e alla prima applicazione della clausola contrattuale delle
"150" ore per rendersi conto di quanto si stia diffondendo questa esigenza di
partecipazione alla cultura.
D'altra parte le stesse difficoltà trovano le nuove generazioni che escono da una scuola
che non è ancora in grado di indirizzarli verso questo confronto critico.
Questi sono alcuni aspetti di una problematica assai vasta, (non possiamo dimenticare lo
stato in cui si trovano i nostri musei, e in generale tutto il nostro patrimonio
artistico), che non posso qui esaurire, ma questa impostazione si rende necessaria nel
momento in cui si vogliano dare delle indicazioni al nostro lavoro di ricerca per una
nuova nozione della natura, della funzione sociale, dell'uso e della promozione dei beni
culturali.