- Prima lettura:
- Per la realizzazione dei
gomitoli, tutto viene fatto rigorosamente a mano, con tempi che possono
variare per lo spessore, la qualità e la larghezza della striscia. Più la
striscia è sottile e più tempo occorre per trasformare un giornale in
filo; è comunque più facile lavorare il quotidiano rispetto alle riviste
con carta patinata.
- Il filo
viene realizzato collegando ed attorcigliando una striscia dopo
l'altra, senza l'uso di colla, acqua o altro; non vengono aggiunti coloranti
e gli unici colori sono quelli che si trovano stampati sui giornali.
- La realizzazione di un
abito colorato richiede quindi la cernita delle pagine che contengono la
pubblicità del colore che si desidera.
- Per la realizzazione di una
giacca corta servono sette gomitoli… Ogni gomitolo del diametro di dieci
centimetri, è 100 metri di filo di 2 mm, ottenuto attorcigliando a mano,
strisce di quotidiani larghe 2 cm. L’artista ha calcolato che in un' ora
fa 720 cm di filo; per ogni gomitolo servono quindi 14 ore. Chiaramente i
tempi variano col variare dello spessore del filo.
- Ogni gomitolo, ogni
abito–scultura, ogni installazione sono come archivi: volendo si possono
aprire e ricomporre le pagine come in un puzzle. In quanto opera d'arte,
esso mantiene custodito nel tempo il suo contenuto.
- Ogni opera è unica e
irripetibile e la sua preziosità è dovuta non solo ai tempi di esecuzione
ma anche all'utilizzo di pagine colorate. Alcuni colori - come il giallo,
l'arancione, il viola, - si trovano con minor frequenza e la loro raccolta
può diventare molto lunga. Prima
di realizzare un abito o un
arazzo possono passare dei mesi.
- La carta, a contatto
dell'aria, tende ad ingiallire e di conseguenza tutti i colori diventano più
caldi. La cosa è apprezzabile e ci ricorda gli alberi: anche il legno
infatti, allorché tagliato ed
esposto all'aria, ingiallisce. Il filo lavorato a mano non è mai uniforme e si presenta con
spessori diversi.
- Per questa ed altre
caratteristiche, quando si lavora con i ferri o l'uncinetto, il filo di
carta va aiutato a passare all'interno delle singole maglie e quindi i
movimenti delle dita non sono più quelli del fare la maglia comune ma si
muovono in modo da allargare ogni volta
le singole maglie per facilitare lo scorrimento del filo.
-
- Veste l'abito fatto di
filo di quotidiani
- Infila nelle dita lunghi
bastoni di quotidiani
-
- Seconda lettura:
- “Ivano” (2002-2003)
è il primo abito di filo di quotidiani composto da gilet realizzato con i
ferri da maglia e gonna realizzata al telaio africano. Il gilet è stato
disfatto e rifatto due volte. Nella performance “Senza titolo”
presentata nel 2003 alla Biennale di Venezia veste il primo gilet,
successivamente disfatto. Nelle dita delle mani infila lunghi bastoni
di quotidiani. Azione che ha come riferimento le installazioni che
realizzava con i bastoni nelle campagne dell’Impruneta nel 1977 e sempre
da quelle installazioni riprende l’idea di realizzare la collana di
quotidiani che completa l’abito “Sole bomb-on” (2006) attualmente
esposto alla Galleria La Virgola.
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- Gonfia 2 grandi sacchi di
quotidiani che poi illumina da dentro con faretti.
-
- Terza lettura:
- Ivano Vitali realizza la
sua prima scultura con la carta riciclata nel 1968 recuperando e assemblando i pacchetti
delle sigarette.
- Nel 1974 al 1979 si
trasferisce all’Impruneta dove sviluppa la sua ricerca artistica
utilizzando materiali poveri e di recupero.
- Nel 1979 realizza la
performance "Grafica nell'aria" strappando e lanciando per aria
strisce di quotidiani e il suo primo costume di carta utilizzando una unica
lunga striscia di carta da pacchi.
- Nel 1994 con
“Amazzonia”, pali bruciati e quotidiani, ritorna alle installazioni con la
carta dei giornali e dal 1997 utilizza le strisce per realizzare
i costumi che indossa o fa indossare nelle performance.
- Con la performance
“Lavoro un sacco” del 1998 inizia la serie dei sacchi di misure diverse
che realizza con le pagine intere dei giornali e che gonfia con l’aria:
azioni che hanno avuto come riferimento le installazioni con le borse di
plastica che riempiva d’aria nel 1978 all’Impruneta.
- Nel 2000, in occasione di
“Ruralia” a Villa Demidoff, un sacco lungo cinquanta metri viene poi
attorcigliato e trasformato in una grossa corda.
- Dal 2002 crea vestiti per
le performance utilizzando gomitoli di filo ottenuti dai giornali e che poi
lavora con i ferri da maglia, l'uncinetto, il telaio, l'intreccio, il cucito
ed il ricamo per costruire maglie, giacche, gilet, gonne ... Filo ed opere
interamente realizzati con le sole mani per il rifiuto di utilizzare altre
risorse: concetto già espresso nelle installazioni realizzate nella seconda
metà degli anni ’70 con il recupero dei materiali poveri: vedi le
composizioni realizzate con i gusci d’uova, le cartucce , le saponette, i
vetri, i tappi, le bambole rotte, i giornali ecc.
- Dal 2005 il filo diventa
gigante per la realizzazione di gomitoli, arazzi, abiti, calzini e guanti
giganti. Il filo diventa di un centimetro di diametro ma in alcuni casi
raggiunge anche il diametro di 5 cm.
- Altra tecnica che ha
utilizzato fin dai primi anni della sua ricerca, consiste nel fare macerare
nell’acqua la carta o il cartone. Poi, tolta l'acqua, la poltiglia
impastata diventa malleabile come fosse creta.
Si possono costruire oggetti e sculture come è possibile rivestire
altri oggetti o forme preparate. Una volta costruito l'oggetto si lascia
asciugare all'aria aperta..
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- Veste
“Rambo” (2002) l’ultimo dei costumi. Viene indossato infilando nelle braccia e nelle gambe
quattro lunghi tubini realizzati incollando pagine di quotidiani de La
Gazzetta dello Sport.
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